Sotto la stazione Centrale a Milano si nasconde un luogo che fa tristemente parte del nostro passato, ma che in pochi conoscono: il Binario 21.
Non è una replica dell’attuale binario 21 in servizio e non é un binario “qualsiasi”. E’ uno dei luoghi “dell’anima”, il luogo da cui, a Milano, ebbe inizio l’orrore della Shoah. Da qui, tra il 1943 e il 1945, partirono treni pieni di deportati ebrei (e “resistenti” e oppositori politici) diretti ai campi di sterminio nazisti. In tanti partirono (di 774 si conoscono i nomi), in pochissimi tornarono (solo 22).
Il Binario 21 vuole essere il luogo della “memoria collettiva milanese” diventato, nel tempo, Memoriale della Shoah di Milano. Collegato ad esso c’è un progetto con lo scopo di rendere omaggio alle vittime dello sterminio e di far nascere un contesto vivo e dialettico in cui rielaborare attivamente la tragedia della Shoah per non dimenticarla.MAI!
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Ad accogliere i visitatori una grande scritta: INDIFFERENZA. Questa parola, scelta con cura, rappresenta il sentimento che, più di ogni altro, ha fatto patire gli ebrei: l’indifferenza della gente nei confronti di ciò che stava accadendo.
Nel “cuore” del memoriale si trovano quattro carri merci dell’epoca, uguali a quelli che partirono alla volta dell’inferno. In ogni vagone stavano dalle 50 alle 80 persone, quando chiaramente non c’era spazio per tutti. Non c’erano finestre, se non qualche fessura. Non veniva dato da mangiare né da bere ed i bisogni fisiologici si facevano in un secchio. Il viaggio durava 7 giorni e non tutti arrivavano a destinazione.
All’interno del memoriale c’è anche un luogo di riflessione, ricavato in una fossa di traslazione della stazione. Il suo interno è volutamente opprimente e buio (l’unico spiraglio di luce è una striscia che indica l’est) ed ha lo scopo di stimolare la riflessione ed il raccoglimento. Perché il memoriale non vuole essere soltanto un monumento alla memoria di chi non c’è più, ma anche un luogo per riflettere.
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« Il ricordo è protezione dalle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell’antisemitismo e del razzismo.»
(F. De Bortoli, Presidente Fondazione Memoriale della Shoah)Le informazioni ed i testi, sostanzialmente immodificati, sono stati reperiti in "rete".
dopo la devastazione senza senso, subita ad opera d’una banda di delinquenti, la mia Milano sta lucidandosi nuovamente per presentarsi una volta ancora, con rinnovata eleganza, a tutti i visitatori. L’occasione, questa volta (ghiotta occasione) è l’EXPO che vede Milano al centro del mondo. Milano vi aspetta, Milano vi saluta.
E per chi ancora non l’avesse visto (difficile, io credo) ecco a Voi l’Albero della Vita simbolo, più che mai, d’una città e d’una nazione che, nonostante tutto, ha deciso di fare resistenza, di non arrendersi.
Emilia, una famiglia composta da madre, padre e sette figli. Quattro femmine e tre maschi.
Contadini poveri, mezzadri che tirano a campare come possono, spesso barattando qualche uovo con altri beni di consumo. Poveri, dicevo, ma con un gran cuore.
Un bimbo, dato a balia da una giovane servetta, rimasta incinta dal “padrone” viene abbandonato per impossibilità a mantenerlo. La balia non lo tiene. Quella famiglia, invece, lo accetta in un moto di spontanea solidarietà e lo tiene presso di sé come un figlio proprio, legittimo, da pari a pari, fratello fra fratelli e sorelle, sino all’età adulta.
Passano gli anni, il fascismo pone la sua ipoteca sul Paese, nasce l’alleanza con la Germania, scoppia la seconda guerra mondiale e poi la resistenza partigiana.
Il figlio acquisito entra nella resistenza, si fa onore e diventa un capo partigiano. Una delle “sorelle” innamorata di un giovane del luogo resta incinta.
Ora provate ad immaginare. Anno 1945, Emilia, colline in provincia di Reggio Emilia. In zona legione fascista e forte contingente tedesco che impone il proprio volere a tutti, fascisti compresi. Contro di essi il movimento di partigiani in atto. Perquisizioni, sequestro di beni ai contadini per spezzarne la resistenza morale e eliminare il sostegno ai resistenti, violenze fisiche e morali, omicidi a sangue freddo, scontri a fuoco.
Il “fratello” viene fatto prigioniero dai tedeschi, accusato di sovversione e condannato a morte. Sentenza da eseguire in un futuro non molto lontano. La costernazione della “famiglia” è grande. Un figlio, un fratello, era in mani nemiche e veniva certamente torturato perché parlasse, perché desse informazioni cruciali: “Quanti sono nella tua brigata, che armi hanno, come vengono trasmessi gli ordini, chi le staffette, chi i portaordini, quali le prossime mosse, chi comanda, ……”
La “sorella” allora (incinta, ricordiamolo), inforcata la bicicletta scese dalla collina al piano e si presentò al comandante tedesco di zona. Chiese di parlare al condannato a morte, gli fu negato, pregò lungamente, disse che il figlio che aveva in grembo era del prigioniero (cosa facilitata dal fatto che avevano cognomi diversi), che voleva che almeno potesse sentire il battito del cuore del bimbo (o della bimba) considerato che non avrebbe potuto vederlo nascere. Tanto disse e tanto pianse che le permisero di vederlo. Non vi descriverò lo stato, fisico dell’uno e morale dell’altra.
Le visite si ripeterono. La famiglia così, pur in costante apprensione (come non esserlo pensando ad un fratello davanti al plotone d’esecuzione?) ebbe notizie periodiche. Il comandante tedesco, forse sorpreso della costanza della giovane, della dedizione della ragazza all’uomo, della forza dell’amore in mezzo alla barbarie, un giorno fermò la giovane e le disse che poteva capirla poiché lui pure, in Germania, aveva moglie e figli piccoli e la rilasciò con alcuni generi di conforto. Ma per il prigioniero non avrebbe potuto fare nulla. Era stato condannato e la sentenza doveva essere eseguita.
L’andare e venire della ragazza, giù e su dalla collina con grande sforzo, non era sfuggito alle vedette partigiane, al movimento di liberazione. Una sera, dopo che la ragazza era stata a far visita al “fratello”, la fermarono in malo modo, le intimarono di seguirli e la imprigionarono quale collaborazionista. La giovane spiego chi fosse “Sono la sorella di …. , la mamma vuole sue notizie, piange sempre e si dispera, la famiglia tutta si dispera. Io non tradisco. Mi sono spacciata per la sua fidanzata, ma sono sua sorella ….”
La ragazza rischiava la morte per mano partigiana. Chiese allora di poter parlare con “……..” il capo di suo “fratello” che lei conosceva. Nel frattempo era scesa la notte. La legarono mani e piedi. Al mattino una staffetta mandata appositamente, la sera prima, a trovare il “capo”, giunse con l’ordine di liberarla. Tornò a casa.
Da quel momento fu staffetta partigiana e “osservatrice”. Quando scendeva al piano doveva guardare attentamente cosa fosse cambiato rispetto alla volta precedente: quanti uomini, quanti camion, quali armi fossero a disposizione. Quanti presidi nazifascisti l’avevano fermata, di quanti uomini erano composti, dove locati e così via. Più volte rischiò la vita, più e più volte trasmise ordini.
Alcuni giorni prima di quello fissato per l’esecuzione i tedeschi, vista l’avanzata degli americani se ne andarono ritirandosi ordinatamente. La fucilazione non avvenne. Il “fratello” fu liberato e rientrò in famiglia per la felicità di “mamma”, “papà”, “sorelle” e “fratelli”. Lui, il condannato, non raccontò mai delle angherie, delle botte, delle vessazioni e delle torture subite.
Certo è che non parlò, non tradì. Il rispetto che godette negli anni successivi fu immenso. Un vincolo, ancor più forte che in passato legò quel “fratello” a quella “sorella” per tutta la loro vita. Ora sono morti entrambi.
Lui era Lino, nome di battaglia “Noro”. Lei era Armentina. La bimba che portava in grembo venne chiamata Anna (detta Marisa), rispettivamente mia suocera e mia moglie.
Ad ambedue ed alle giovani generazioni affido questa semplice storia partigiana di giovinezza, dedizione, determinazione, coraggio, che lega fra loro l’amor patrio, l’amore familiare, il desiderio di libertà, di verità, di giustizia.
Naturalmente è dedicata anche a Voi, amici miei, oggi sabato 25 aprile 2015, nel ricordo di quel tempo da non dimenticare.
Viva l’Italia resistente, democratica, repubblicana, libera e unita.
pigrizia, computer fuso, piccoli problemi di pressione, menisco rotto, novità legislative che hanno modificato il calendario di lavoro e qualche settimana di ferie (in parte zoppicante). Questi ecco gli elementi, affastellati, che mi hanno tenuto lontano dal mio blog e, quindi da Voi.
La pigrizia è in fase calante, il PC è stato sostituito, la pressione è regolare ed il menisco, operato prontamente, è sostanzialmente, a posto (ora cammino bene, in attesa di correre nuovamente), la nuova normativa (fiscale) è stata incamerata mentalmente e le ferie (almeno per il momento) sono terminate. Dichiaro quindi oggi, domenica 8 settembre, per l’Italia giorno della disfatta nazionale, festa della mia personale rinascita, fisica ed informatica.
La mia novità più recente riguarda una delle mie biciclette, la più vecchia (oltre 40 anni), ma la più amata ed utilizzata. Forse perché mi venne rubato e fu da me stesso ritrovata, con l’aiuto della Polizia.
Poco prima di rompermi il ginocchio decisi che “quella bici”, non poco segnata, si fosse guadagnata il diritto di essere rimessa a nuovo. E così feci. Oggi (con l’eccezione del carter, che ancora non è stato sostituito, ma lo sarà a breve) è stata ridipinta a fuoco di un bellissimo arancione con parafanghi nuovi ed argentati. Arancione, il colore che da ragazzo aveva la mia bici da corsa, fatta su misura ed acquistata col determinante contributo finanziario di mio nonno Luigi, appassionato di ciclismo. E siccome dalla carrozzeria la bici era uscita senza più alcun riconoscimento (niente più marca) ho pensato bene di sponsorizzare questo mio blog con appositi adesivi.
Da qualche giorno su alcune parti del telaio può leggersi il completo indirizzo del blog (http://banzai43.wordpress.com) in altre parti solo banzai43. E così circolo ora per Milano, quando ho tempo per farlo, a cavalcioni di un’amica che appare nuova di zecca e solo noi sappiamo che non è così (la condivisione dei ricordi è un segreto fra noi).
Per lo sforzo fatto scrivendo questo post (che fatica dopo tanta inattività!) sono già tutto sudato benché, a Milano, sia oggi una giornata abbastanza fresca.
Quasi strisciando mi accingo quindi a chiudere con le mie banalità promettendoVi un più ravvicinato, molto più ravvicinato, rientro.
A Voi tutti un grande abbraccio ed i migliori auguri di buona salute.
Milanese del '43, sposato, due figli, ex dirigente di banca, professionista della libertà che considero il mio unico credo, poeta secondo l'ispirazione, lettore accanito.
Adoro la bellezza e le arti tutte, fra esse la musica jazz e la fotografia. Senza libri sarei disperato. Senza quadri mi sentirei perso e senza matite per disegnare, smarrito.
Credo nell'amicizia nonostante le tante delusioni.
Cerco continuamente nuovi spazi di libertà.
Amo la città, che giro in bicicletta prendendomi tutto il tempo necessario, le montagne senz'esserne intimidito, la pesca senza trattenere il pescato, il profumo del pane appena sfornato, il sibilo del vento, il rumoreggiare delle foglie nella brezza, i confronti con le diversità, i viaggi, i musicisti di strada, il futuro ...
Considero importante dare spazio ai ricordi senza mai esserne schiavo.
“La bella e la bestia”, “Carmen” di Bizet (in balletto), “La serva amorosa” di Goldoni, “Italiani si nasce, e noi lo nacquimo”, “Il Mercante di Venezia” di W. Shakespeare, “La locandiera” di C. Goldoni, “Aida”, di G. Verdi, “Aspettando Godot” di S. Beckett, “Il barbiere di Siviglia” di G. Rossini; “King Richard II studio per autoritratto (drammaturgia, traduzione, interpretazione e regia di Roberto Trifirò), “La Gilda del Mac Mahon” di G. Testori, “Mamma Mia”. “Sister Act”, “Norah Jones”, Recital al Teatro degli Arcimboldi – Milano
FILMS VISTI RECENTEMENTE:
“Pericolo Pubblico”, “Uomini che odiano le donne”, “Baaria”, “Avatar”, “La prima linea”, “Invictus”, “Agora”, “The Road”, “Amelia”, “Il massacro di Katlyn”, “Milk”, “Bastardi senza onore”, “Tra le nuvole”, “Green Zone”, “Miracolo a Sant’Anna”, “Wall Street 2-Il denaro non dorme mai”, “La Papessa”, “Giustizia privata”, “The Tourist”, “Samsara”, “Hachiko”, “The Young Victoria”, “I fiori di Kirkuk”, “Viva l’Italia”, “Il discorso del re”,”Departures” (splendida pellicola Giapponese sulla vita di tutti i giorni), “Le ceneri di Angela” (gran film con regia di Alan Parker), “The Iron Lady”, “Placido Rizzotto”, “I guardiani del destino” (tratto da un lavoro di P. K. Dick), “Midnight in Paris”, “Valzer con Bashir”, “J. Edgard”, “Quasi amici”, “La versione di Barney”, “Miracolo a Le Havre”, “la chiave di Sara”, “Fra cielo e terra”, “Letters to Juliet” (film brillante-romantico godibilissimo), “Codice Genesi”, “La regola del silenzio” (pellicola interessante, drammatica, diretta e interpretata da R. Redford e da una grande S. Sarandon), “Lincoln”, “La migliore offerta”, “Welcome”, “La vera storia di Dalton Trumbo”, “Revenant – Redivivo”, “Steve Jobs”, “E’ stata la mano di Dio”, “Cry Macho”, “House of Gucci”, “Binario 6”, “Il Capo perfetto”, “Don’t look up”, “Il potere del cane”, “Mudbound”, “Illusioni perdute”, “Genius” (della tragica vita di Thomas (Tom) Wolfe),
LETTURE RECENTI:
“L’ombra di quel che eravamo” di Luis Sepùlveda; “Surtree” di Cormac McCarthy; “La tomba di Alessandro. L’enigma” di Valerio Massimo Manfredi; “Ama il tuo nemico” di John Carlin; “Un partigiano chiamato Balilla” di Adriano Molteni; “Vite esagerate” di José Manuel Fajardo;”La tonsillite di Tarzan” di Alfredo Bryce Echenique; “L’isola sotto il mare” di Isabel Allende.
Di Stieg Larsson: “Uomini che odiano le donne”,”La ragazza che giocava col fuoco”, “La regina dei castelli di carta”.
“La montagna dell’anima” di Gao Xingjian; “Una donna” di Sibilla Aleramo, “Il centravanti è stato assassinato verso sera” di Manuel Vazquez Montalban, “Robustezza e fragilità” di Nassim Nicholas Taleb, “Ritratto di gruppo con assenza” di Luis Sepùlveda, “Finale di romanzo in Patagonia” di Mempo Giardinelli”, “Il vicolo della polvere rossa” di Qiu Xiaolong, “Ratti rossi” di Qiu Xiaolong, “La lampada di Aladino” di Luis Sepùlveda, “Il cammello battriano” di Stefano Malatesta, “Storia di Gordon Pym” di E. A. Poe, “Gaio Mario” di Giuseppe Antonelli, “Silla” di Francois Hinard, “Le ali nere del Caravaggio” di Marco Carminati, “Un uomo tranquillo” di Maurice Walsh, “Marco Aurelio” di Pierre Grimal, “Samarcanda” di Amin Maalouf, “La casa della Moschea” di Kader Abdolah, “La via per Isfahan” di Gilbert Sinoué (interessante vita romanzata di Abu Alì ibn Sina, per gli occidentali Avicenna), “Acquavite” di Torgny Lindgren, “Il giocatore” di Fedor Dostoevskij, “1Q84 Libro 1 e 2 Aprile – Settembre” di Murakami Aruki, “La fattoria dei gelsomini” di Elizabeth von Arnim, “Slow Economy” di Federico Rampini; “Il rumore dei baci a vuoto” di Luciano Ligabue, “Bel-Ami” di Guy de Maupassant, “Racconti quotidiani” di Andrea Camilleri; “La scimitarra di Budda” di Emilio Salgari, “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia, “La zia Julia e lo scribacchino” di Mario Vargas Llosa, “1Q84 Libro 3 Ottobre – Dicembre” di Murakami Aruki, “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” di Luis Sepulveda, “La democrazia in Europa – Guardare lontano” di Sylvie Goulard e Mario Monti. “Cartagena. Gli ultimi della Tortuga” di Valerio Evangelisti, “Carmine Pascià (che nacque buttero e morì beduino)” di Gian Antonio Stella. “A sud del confine, a ovest del sole”, di Murakami Haruki. “Il falco di Svevia (Il romanzo di Federico II)” di Maria R. Bordihn. “La guerra di Troia (Le leggende degli eroi)”, di Lindsay Clarke. “Carthago. Annibale contro Scipione l’Africano”, di Franco Forte. “Cesare. Il genio e la passione”, di Colleen McCullough. “Il macedone. Filippo II° re di Macedonia”, di Nicholas Guild. “Salvador Allende. L’uomo. Il politico” di Jesus Manuel Martinez, “Le lacrime del lago Tai” di Qiu Xiaolong, “L’analfabeta che sapeva contare” di Jonas Jonasson, “Basta piangere” di Aldo Cazzullo, “Il mio nome è Nessuno” di Valerio Massimo Manfredi, “Di seta e di sangue” di Qiu Xiaolong, “Il profumo delle foglie di limone” di Clara Sanchez, “L’emozione delle cose” di Angeles Mastretta, “La ragazza che danzava per Mao” di Qiu Xiaolong, “Il mondo di Anna” di Jostein Gaarder, “Il nero e l’argento” di Paolo Giordano, “Infinito amore” di Massimo Nava, “Ingredienti per una vita di formidabili passioni” di Luis Sepulveda, “After Dark” di Murakami Aruki, “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” di Murakami Aruki, “L’orazione per la pace” di Demostene; “L’uomo che credeva di essere se stesso” di David Ambrose, “Ma ho vissuto troppo poco” di J. H. Chase, “Divorzio alla turca” di Esmahan Aykol, “Il leopardo”di Jo Nesbo, “Il delitto di via Brera” di Dario Crapanzano, “Arrigoni e il caso di piazzale Loreto” di Dario Crapanzano, “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” di Luis Sepùlveda, “Mossad, Le più grandi missioni del servizio segreto israeliano” di Michael Bar-Zohar e Nissim Mishal, “Il mercante di luce” di Roberto Vecchioni, “SMITH & WESSON” di Alessandro Baricco, “Arrigoni e l’omicidio di via Vitruvio” di Dario Crapanzano, “La regola dell’equilibrio” di Gianrico Carofiglio, “L’imperatrice Cixi. La concubina che accompagnò la Cina nella modernità” di Jung Chang, “Sonno” di Murakami Haruki, “La culla vuota” di Mary Higgins Clark, “La sposa giovane” di Alessandro Baricco, “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” di Jonas Jonasson, “La casa del giudice”, “Il crocevia della tre vedove” e “Il caso Saint-Fiacre” di Georges Simenon, “Cadrà dolce la pioggia e altri racconti” di Ray Bradbury, “Il medaglione” di Andrea Camilleri, “Il commissario Pepe” di Ugo Facco De Lagarda, “Storia di politica sospetta” di Manuel Vazquez Montalban, “Il codice perduto di Archimede” di Reviel Netz e William Noel, “L’amante giapponese” di Isabel Allende, “Storia di un cane che insegnò ad un bambino la fedeltà” di Luis Sepùlveda, “Il commissario Arrigoni e l’omicidio del prete bello” di Dario Crapanzano, “Il console” di Marco Vichi, ” L’assassino, il prete, il portiere” di Jonas Jonasson, “300 GUERRIERI La battaglia delle Termopili” di Andrea Frediani, “Arrigoni e la bella del Chiaravalle” di Dario Crapanzano, “L’avventurosa storia dell’uzbeko muto” di Luis Sepùlveda, “Il signore degli specchi” di Franco Cuomo. “Nuove storie dal vicolo della polvere rossa” di Qiu Xiaolong. “Racconti indiani” di Stéphane Mallarmé. “L’arciere di Azincourt” di Bernard Cornwell. “Il ribelle” di Emma Pomilio. “La fine della storia” di Luis Sepùlveda. “La nevicata dell’85” di Piero Colaprico e Pietro Valpreda. “Teutoburgo” di Valerio Massimo Manfredi. “La simmetria dei desideri” di Eshkol Nevo. “Il mistero della giovane infermiera” di Dario Crapanzano. “Tre piani” di Eshkol Nevo. “Kim” di Rudyard Kipling. “Idi di Marzo” di Valerio Massimo Manfredi. “Turms l’etrusco” di Mika Waltari. “Storie ribelli” di Luis Sepùlveda. “L’uomo che inseguiva la sua ombra” di David Lagercrantz. “Il gran diavolo” di Sacha Naspini. “COLOSSEUM Arena di sangue” di Simone Sarasso. “Il libro di un uomo solo” di Gao Xingjian. “Le stelle del silenzio” di Edmond Hamilton. “La stella della vita” di Edmond Hamilton. “La squillo e il delitto di Lambrate” di Dario Crapanzano. “Oltre l’inverno” di Isabel Allende. “Il simpatizzante” di Viet Thanh Nguyen. “Opium” di Maxence Fermine. “Jerusalem” di Andrea Frediani. “L’università del crimine” di Petros Markaris. “Arcipelago, Isole e miti del mare Egeo” di Giorgio Ieranò. “Alessandro il conquistatore”, Edizioni RBA Italia. “Arrigoni e l’omicidio nel bosco” di Dario Crapanzano. “Steve Jobs, l’uomo che ha inventato il futuro” di Jay Elliot con William L. Simon. “Pericle e la Grecia classica” di Cinzia Bearzot. ” Pastorale americana” di Philip Roth. “L’ultimo respiro del drago” di Qiu Xiaolong. “Il poliziotto di Shangai” di “Qiu Xiaolong. “Cleopatra” di Joachim Brambach. “Il giorno in cui fallì la rivoluzione” di Sergio Romano. “Il tiranno” di Valerio Massimo Manfredi. “La nube purpurea” di M. P. Shiel. “L’uomo che vedeva gli atomi” di Murray Leinstern. “The Game” di Alessandro Baricco. “Il centenario che voleva salvare il mondo” di Jonas Jonasson. “La conoscenza e i suoi nemici (L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia)” di Tom Nichols. “Attila” di Patrick Howarth.”Difesa a zona” di Petros Markaris. “I grandi nemici di Roma antica” di Philip Matyszak. “Lungo petalo di mare” di Isabel Allene. “Lezioni spirituali per giovani samurai” di Yukio Mishima. “Chimaira” di Valerio Massimo Manfredi. “La ragazza che doveva morire” di David Lagercrantz. “Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde” di Robert Louis Stevenson. “Bambini nel tempo” di Ian McEwan. “Una contessa a Chinatown” di Dario Crapanzano. “L’incontro” di Michela Murgia. “Casimiro Rolex” di Franco Di Mare. “Il silenzio. Uno spazio dell’anima” di Erling Kagge. “La sedia di paglia” di Marco Carminati. “Antica madre” di Valerio Massimo Manfredi. “L’assedio, Costantinopoli 1453” di Jack Hight. “Masada” di Maria Grazia Siliato. “La linea d’ombra” di Joseph Conrad. “Le tre profezie” di Giulio Tremonti. “1917 Ottobre rosso” a cura di Antonio Carioti. “Cinquemila chilometri al secondo” di Manuele Fior (Graphic Novel). “No pasaran” di Vittorio Giardino (Graphic Novel). “Vento & Flipper” di Murakami Haruki. “Testimone inconsapevole” di Gianrico Carofiglio.”Le tre del mattino” di Gianrico Carofiglio. “Le donne erediteranno la terra” di Aldo Cazzullo. “Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki. “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio. “Il pianto dell’alba” di Maurizio de Giovanni. ” A proposito di Elena” di Giuseppina Norcia. “La cacciatrice di storie perdute” di Sejal Badani. “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre” di Marilù Oliva. “Il senso della vita” di Ragnar Ohlsson. “Delitto Neruda” di Roberto Ippolito. “Una mutevole verità” di Gianrico Carofiglio. “Troppo freddo per Settembre” di Maurizio de Giovanni. “After dark” di Murakami Haruki. “Paura – Trump alla Casa Bianca” di Bob Woodward. “Il canto di Calliope” di Natalie Haynes. “The Hill We Climb” di Amanda Gorman. “Abbandonare un gatto” di Murakami Haruki. “Le bestie giovani” di Davide Longo. “Processo a Shanghai” di Qiu Xiaolong. “Quando le montagne cantano” di Nguyen Phan Que Mai. “Le isole di Napoleone” di Luigi Mascilli Migliorini. “Sonno” di Murakami Haruki. “Gli assalti alle panetterie” di Murakami Haruki. “Il gatto che voleva salvare i libri” di Sosuke Natsukawa. ” La strana biblioteca” di Murakami Haruki. “L’anulare” di Yoko Ogawa. “La ragazza dello sputnik” di Murakami Haruki. “La morte del fiume” di Guglielmo Petroni. “La canzone di Achille” di Madeline Miller. “L’undicesimo comandamento” di Lester del Rey. “Una rabbia semplice” di Davide Longo. “Il caso Moro e la Prima Repubblica ” di Walter Veltroni. “SPQR Storia dell’antica Roma” di Mary Beard. “L’ultima avventura di Philo Vance” di S. S. Van Dine. “La scialuppa ed altri racconti” di Stephen Crane. “Il ballo” di Irene Nemirovsky. “Il piccolo libro dell’Ikigai. La via giapponese alla felicità” di Ken Mogi. “il Militante” di Viet Than Nguyen. “La stirpe dell’uomo” di Jack Williamson. “Ubuntu. La via africana alla felicità” di Mungi Ngomane. “URSS addio” a cura di Antonio Carioti. “La fuga di Enea” di Antonio Scurati. “Il Padiglione d’oro” di Yukio Mishima. “Le sabbie di Marte” di Arthur C. Clarke. “Paria dei cieli” di Isaac Asimov. “Il popolo dell’autunno” di Ray Bradbury. “L’Eneide di Didone” di Marilù Oliva. “Passeggeri notturni” di Gianrico Carofiglio. “Un semplice caso di infedeltà” di Jacqueline Winspear. “Venivamo tutte per mare” di Julie Otsuka. “La versione di Fenoglio” di Gianrico Carofiglio. “Achille e Odisseo. La ferocia e l’inganno” di Matteo Nucci. “Violeta” di Isabel Allende. “La ladra di parole” di Abi Daré. “Un bosco di pecore e acciaio” di Miyashita Natsu. “I miei giorni alla libreria Morisaki” di Satoshi Yagisawa. “Prima persona singolare” di Murakami Haruki. “Il potere segreto” di Stefania Maurizi. “Il gatto venuto dal cielo” di Hiraide Takashi. “Il segno dei due mondi” di Keith Laumer. “A letto nel medioevo. Come e con chi” di Chiara Frugoni. “Storia stupefacente della filosofia” di Alessandro Paolucci. “Spine” di Franci Conforti. “Ad occhi chiusi” di Gianrico Carofiglio. “La dittatura del pensiero unico” di George Orwell a cura di Martino Cervo. “Non esiste saggezza” di Gianrico Carofiglio. “Morire a Italbar” di Roger Zelazny. “La disciplina di Penelope” di Gianrico Carofiglio. “Musica” di Yukio Mishima. “Alcibiade” di Jacqueline de Romilly. “Enigma Anita” (Storia della donna che ammaliò il mondo) di Elisabetta Rosaspina. “A pochi passi dal sole” di Walter Tevis. “Un’ottica femminile (Le maestre della fotografia)” di Andrea Dusio. “Solcando i sette mari (Piratesse e corsare)” di Federica Capaccioni. “La ragazza del Kyushu” di Matsumoto Seicho. “Sacerdotesse di Atena (Guerriere, condottiere, strateghe)” di Valeria Cammarota. “L’ingegno di Minerva” di Letizia Giangualano.
MOSTRE VISITATE
ARTEMISIA Gentileschi (Milano, Palazzo Reale)
CEZANNE (Milano, Palazzo Reale),
Brera incontra il Puskin (Milano, Pinacoteca di Brera)
TIZIANO e la nascita del paesaggio moderno (Milano, Palazzo Reale)
PICASSO Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi
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