Archive for the ‘Note di viaggio’ Category
della fortuna del leggere
22/10/2020Bell’Italia: “Andrà tutto bene”
15/03/2020Vigilia 2020
31/12/2019Dal Cile: Pablo Neruda
08/08/2019Neruda, allora giovane diplomatico in Birmania, scappò ad un amore locale, troppo possessivo, timoroso per la propria vita. Sulla nave che lo portava altrove scrisse questa poesia che, probabilmente, mai venne letta dalla donna, di lui ferocemente innamorata.
Tango del vedovo
Oh maligna, avrai già trovato la lettera, avrai già pianto con furia
e avrai insultato la memoria di mia madre
chiamandola cagna putrefatta e madre di cani,
avrai già bevuto da sola, in solitudine, il tè della sera
guardando le mie vecchie scarpe vuote per sempre
e non potrai ricordare i miei malanni, il mio dormire, il mio mangiare
senza maledirmi ad alta voce come se io fossi ancora lì
a lagnarmi dei tropici dei coolies corringhis*,
delle febbri velenose che mi hanno rifinito
e dei ripugnanti inglesi che odio ancora.
Maligna, in verità, com’è grande la notte, com’è sola la terra!
Sono tornato di nuovo nelle camere solitarie,
mangio nei ristoranti pietanze raffreddate, e di nuovo
butto per terra i pantaloni e le camicie,
non ho attaccapanni nella stanza né ritratti alle pareti.
Quant’ombra, di quella che albergo in cuore, darei per riaverti
e quanto minacciosi mi sembrano i nomi dei mesi
e che suono di lugubre tamburo ha la parola inverno!
Sotterrato vicino al cocco troverai più tardi
il coltello che ho nascosto per timore che tu mi uccidessi,
e ora all’improvviso vorrei fiutare la sua lama da cucina
abituata al peso della tua mano e al fulgore del tuo piede:
sotto l’umidità della terra, tra le sorde radici,
delle umane parole il poveretto non saprà che il tuo nome,
ma la grossa terra non capisce il tuo nome
fatto d’impenetrabili sostanze divine.
Come mi angoscia pensare alla sfolgorio delle tue gambe
distese come ferme e dure acque solari,
alla rondine che dorme e vola nei tuoi occhi,
al cane di furia che alberghi nel cuore,
così vedo anche quanta morte c’è tra noi due da quest’ora
e respiro nell’aria cenere e distruzione,
il lungo, solitario spazio che mi circonda per sempre.
Darei questo vento del mare smisurato per il tuo brusco respiro,
che ho udito in lunghe notti senza oblio
congiungersi all’aria come la sferza al cavallo.
E per udirti orinare, nel buio, dal fondo della casa,
come versassi un miele sottile, tremulo, argentino, ostinato,
quante volte darei questo coro d’ombre che è mio,
e il rumore d’inutili spade che mi sferraglia nel petto
e la solitaria colomba di sangue che sta sulla mia fronte
a invocare cose scomparse, esseri scomparsi,
sostanze stranamente inseparabili e perdute.
Pablo Neruda
* Uomini di fatica locali
Canti Cheyenne, canti Apache
17/01/2019.
L’origine del mondo
All’inizio del mondo
è stata la Grande Tartaruga
a farci dono della Terra,
dopo aver attraversato
le acque gialle del Nulla.
Così mio padre ha detto.
Frustrazione
Ho lunghe ore d’attesa sulle spalle
e non arriva il cervo,
si nasconde la lepre.
Venite a me, animali,
i sono stanco
di contare le nuvole,
i fili d’erba,
e le mie frecce,
sempre le stessa quantità,
nella faretra.
Unità
Il cibo che cuoce
di fronte alla mia casa
renderà forte me e la mia famiglia.
L’acqua che cade dal cielo
ci purificherà,
rendendoci più uniti.
Come grano sui campi cresceremo.
.
Info >> Testi tratti da “Il sole è il padre di mio padre” (102 canti Cheyenne e Apache), ed. Mondadori: I miti
Povera Italia: 4 marzo 2018 sempre più vicino
01/03/2018Senza orizzonte
..
Mi manca l’orizzonte,
la speranza,
il calore affettuoso
degli amici,
il marciar
a obiettivi già segnati.
….
Povera Italia.
Vascello senza chiglia
senza prora né poppa,
col timone divelto,
le vele già strappate,
alla deriva.
..
Altre rotte e
timonier diversi
per riprendere il mare
a questa nave.
Altri traguardi.
Nuove forze in gioco.
banzai43
Giorno della memoria: “Binario 21” – il Memoriale della Shoah di Milano
26/01/2017.
Sotto la stazione Centrale a Milano si nasconde un luogo che fa tristemente parte del nostro passato, ma che in pochi conoscono: il Binario 21.
Non è una replica dell’attuale binario 21 in servizio e non é un binario “qualsiasi”. E’ uno dei luoghi “dell’anima”, il luogo da cui, a Milano, ebbe inizio l’orrore della Shoah. Da qui, tra il 1943 e il 1945, partirono treni pieni di deportati ebrei (e “resistenti” e oppositori politici) diretti ai campi di sterminio nazisti. In tanti partirono (di 774 si conoscono i nomi), in pochissimi tornarono (solo 22).
Il Binario 21 vuole essere il luogo della “memoria collettiva milanese” diventato, nel tempo, Memoriale della Shoah di Milano. Collegato ad esso c’è un progetto con lo scopo di rendere omaggio alle vittime dello sterminio e di far nascere un contesto vivo e dialettico in cui rielaborare attivamente la tragedia della Shoah per non dimenticarla. MAI!
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Ad accogliere i visitatori una grande scritta: INDIFFERENZA. Questa parola, scelta con cura, rappresenta il sentimento che, più di ogni altro, ha fatto patire gli ebrei: l’indifferenza della gente nei confronti di ciò che stava accadendo.
Nel “cuore” del memoriale si trovano quattro carri merci dell’epoca, uguali a quelli che partirono alla volta dell’inferno. In ogni vagone stavano dalle 50 alle 80 persone, quando chiaramente non c’era spazio per tutti. Non c’erano finestre, se non qualche fessura. Non veniva dato da mangiare né da bere ed i bisogni fisiologici si facevano in un secchio. Il viaggio durava 7 giorni e non tutti arrivavano a destinazione.
All’interno del memoriale c’è anche un luogo di riflessione, ricavato in una fossa di traslazione della stazione. Il suo interno è volutamente opprimente e buio (l’unico spiraglio di luce è una striscia che indica l’est) ed ha lo scopo di stimolare la riflessione ed il raccoglimento. Perché il memoriale non vuole essere soltanto un monumento alla memoria di chi non c’è più, ma anche un luogo per riflettere.
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« Il ricordo è protezione dalle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell’antisemitismo e del razzismo.»
(F. De Bortoli, Presidente Fondazione Memoriale della Shoah) Le informazioni ed i testi, sostanzialmente immodificati, sono stati reperiti in "rete".
parole di navigatore
17/01/2016.
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… Porto meco uomini di quest’isola e delle altre da me visitate i quali faranno testimonianza di ciò che dissi.
Io prometto: che a’ nostri invittissimi Re, sol che m’accordino un po’ d’aiuto, io sarò per dare tant’oro quanto sarà lor necessario (…..) e tanti servi idolatri, quanti ne vogliano le loro Maestà (…..) esulti Cristo in terra come in cielo, perché volle che fossero salvate le anime di tanti popoli prima perdute.
Cristoforo Colombo
strade d’Emilia: murales
13/08/2015Per le strade matildiche dell’appennino Reggiano
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