Archive for the ‘Della Donna’ Category

del piacere delle relazioni

11/02/2023

ranucci-libro-di-poesie

…. Per Tokai, già solo pranzare o cenare con queste signore, bere e conversare con loro, era un sincero e genuino piacere. Il sesso era soltanto un modo di prolungarlo: un appagamento supplementare, diciamo così. Non era quello il suo obiettivo ultimo. A lui interessava soprattutto il rapporto confidenziale ed intelligente con donne seducenti. Il resto veniva dopo. Motivo per cui queste ne rimanevano facilmente affascinate e apprezzavano senza ripensamenti il tempo passato con lui. Col risultato che lo accoglievano con gioia nella loro intimità. Secondo me la maggior parte delle donne (tanto più quelle che hanno fascino) considerano gli uomini che pensano solo al sesso dei molesti e superficiali egocentrici. Ma questa è soltanto una mia opinione personale.  ….

Murakami Aruki

dal  racconto “Organo indipendente”  presente nella raccolta Uomini senza donne

Donna: della spinta verso la parità

24/01/2023

Charlotte Whitton

“Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà. Per fortuna non è difficile”.

Charlotte Whitton
Scrittrice. giornalista, prima sindaca di una grande città canadese (Ottawa: 1951-56 e 1960-64)

dal Kurdistan: Asia Ramazan Antar

15/01/2023

Asia Ramazan Antar è morta in uno scontro a fuoco il 30 Agosto 2016, poco più che diciottenne. E’ stata una guerrigliera e attivista curda con cittadinanza siriana, in lotta per la creazione dello stato del Kurdistan capace di raccogliere sotto la propria bandiera una genia ora ripartita fra Turchia e Siria.

Ciò che propongo è il Suo testamento morale, una poesia che scrisse e inviò alla madre quale “testamento e lettera di addio”.

Da parte mia trovo il testo bellissimo, con la freschezza che solo un giovane può donare quando, nonostante tutto, il suo animo è ancora ricco di speranza.

Asia Ramazan Antar

Io vado, madre.

Se non torno,

sarò fiore di questa montagna,

frammento di terra per un mondo

più grande di questo.

Io vado, madre.

Se non torno,

il corpo esploderà là dove si tortura

e lo spirito flagellerà, come

l’uragano, tutte le porte.

Io vado … Madre …

Se non torno,

la mia anima sarà parola …

per tutti i poeti.

Una poetessa alla ribalta

04/04/2021

Una giovane poetessa statunitense afroamericana, Amanda Gorman declamò propri versi durante la cerimonia d’insediamento di Joe Biden, nuovo presidente degli Stati Uniti d’America e la sua notorietà varcò i confini USA e si diffuse per il mondo.  Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è amanda.png  Di Lei, della sua poesia, del suo attivismo politico a favore della giustizia e dell’uguaglianza sociale, hanno scritto giornali e riviste. Io non aggiungerò nulla. Mi limito a dirvi che, a mio avviso, leggere i suoi versi non è tempo perso, fanno bene all’anima, inducono a riflettere e, forse, a sentirsi parte d’un tutto che può migliorare l’esistenza.

Ecco uno stralcio della sua lettura durante l’insediamento presidenziale del 20.1.2021.

Eppure l’alba è nostra, prima che ce ne accorgiamo.

   In qualche modo riusciamo.

In qualche modo siamo riemersi, testimoni

Di una nazione che non è infranta, solo

   incompiuta.

………………..

E si, siamo tutt’altro che impeccabili,

   tutt’altro che integri.

Ma questo non significa che lottiamo per

   realizzare una unione perfetta.

Lottiamo per costruire la nostra unione

   che abbia uno scopo.

………………..

Deponiamo le armi

Per armarci di premura gli uni

   verso gli altri.

Di nessuno vogliamo il male, per tutti l’armonia.

………………

In questa verità, in questo credo, confidiamo.

Poiché se noi abbiamo gli occhi puntati sul futuro,

La storia ha gli occhi puntati su di noi.

2021: Propositi per il Nuovo anno

31/12/2020

Il 2020 è agli sgoccioli e ciascuno di noi, io credo, lo vuole dimenticare al più presto.

Un anno pesante, doloroso, opprimente, pieno di paure, di lacrime, di chiusure d’aziende, di precarietà diffuse, d’instabilità familiari, di compressione dei redditi, di lontananza degli affetti e di tant’altro ancora.

Ma l’amore, nella più ampia accezione del termine, pur nelle tante limitazioni c’è ancora, motore insostituibile del sopravvivere, del vivere, dello sperare nel futuro prossimo della nostra esistenza.

Ed all’anno nascente, ed a Voi tutti, amici lettori, dedico una poesia dell’amore più classico. Una poesia scritta da un anonimo tzigano per la sua donna, il suo grande amore al quale garantisce attraverso lo scorrere dei mesi l’incessante fluire dei suoi sentimenti, del suo Amore.

 

Propositi d’amore per l’anno nuovo 

Di gennaio vi amerò per la vostra fronte,
bianca e ampia come una chiostra di montagne.

Di febbraio vi amerò per le vostre ciglia,
leggere e morbide come il pelo del capriolo.

Di marzo vi amerò per le vostre labbra,
tenere e rosse come la scorza del sole alto nel cielo.

D’aprile vi amerò per il vostro seno,
che è rotondo e dolce come la mela selvatica.

Di maggio vi amerò per il vostro ventre,
che è morbido e sinuoso come un anfratto tra le colline.

Di giugno vi amerò per le vostre gambe,
che sono alte e flessuose come le colonne tortili del portico.

Di luglio vi amerò per i vostri piedi,
bianchi e timidi come le ninfee socchiuse sullo stagno.

Di agosto vi amerò per la vostra voce,
roca e fonda come l’acqua ribollente dei torrenti.

Di settembre vi amerò per il vostro sorriso,
misterioso e sfuggente come il ventaglio delle nostre madri.

D’ottobre vi amerò per i vostri genitori,
che mi hanno fatto il regalo di mettervi al mondo.

Di novembre vi amerò per la vostra promessa,
che mi sposerete al calare della terza luna.

Di dicembre vi amerò per la vostra fedeltà,
perché amerete me, soltanto me, sino alla fine dei giorni.

Anonimo tzigano  

 

 

della fortuna del leggere

22/10/2020

.Cari amici,

ancorché accanito lettore è raro ch’io consigli la lettura di un qualche libro. Specialmente di un romanzo.

Sono cosi personali e variegati i singoli gusti, i tanti generi, le diverse sensibilità, i possibili intrecci, le infinite epoche di riferimento, la fascinazione delle descrizioni. Rischioso, allora, fare segnalazioni, in particolare se, di mestiere, non si è un critico letterario.

Oggi, comunque, faccio un’eccezione.

Quasi per caso mi sono imbattuto in una splendida storia. Un libro, a mio giudizio, strepitoso, affascinante: “La cacciatrice di storie perdute” di Sejal Badani, autrice a me sconosciuta. Un romanzo abbagliante, intenso, gioioso e doloroso ad un tempo. Una storia di riscatto, di speranza, d’amicizia. Un racconto ben collocato temporalmente, un evento possibile che ho vissuto pagina dopo pagina senza stancarmene mai, senza pentirmi delle ore rubate al sonno. Una lettura che m’ha scaldato il cuore dandomi molto, molto da riflettere.

Certamente non ho rimpianto un solo momento dedicato alla lettura: un susseguirsi di eventi scintillanti, di luci abbaglianti e soffuse, contemporaneamente.

Leggetelo e donatelo. Certamente vi farete nuovi amici, nuove amiche. Non ve ne pentirete. E, ne sono convinto, il suo ricordo permarrà a lungo nelle Vostre menti.

In amicizia.

banzai43

dall’Italia: Guido Gozzano (1883-1916)

11/03/2020

.

COCOTTE

(Guido Gozzano)

I

Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
mi protese la mano ed il confetto…
 

II

.«Piccolino, che fai solo soletto?»
«Sto giocando al Diluvio Universale.»

Accennai gli stromenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
fretta d’un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò di tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.

Sempre ch’io viva rivedrò l’incanto
di quel suo volto tra le sbarre quadre!
La nuca mi serrò con mani ladre;
ed io stupivo di vedermi accanto
al viso, quella bocca tanto, tanto
diversa dalla bocca di mia Madre!

«Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
Sei qui pei bagni? Ed affittate là?»
«Sì… vedi la mia mamma e il mio Papà?»
Subito mi lasciò, con negli sguardi
un vano sogno (ricordai più tardi)
un vano sogno di maternità…

«Una cocotte!…»
………………….«Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!»
Co-co-tte… La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
un senso buffo d’ovo e di gallina …

Pensavo deità favoleggiate:
i naviganti e l’Isole Felici…
Co-co-tte… le fate intese a malefici
con cibi e con bevande affatturate…
Fate saranno, chi sa quali fate,
e in chi sa quali tenebrosi offici!
 

III

.Un giorno – giorni dopo – mi chiamò
tra le sbarre fiorite di verbene:
«O piccolino, non mi vuoi più bene!…»
«è vero che tu sei una cocotte?»
Perdutamente rise… E mi baciò
con le pupille di tristezza piene.
(more…)

Il Cosmo e noi

10/03/2020

Buondì amici,

   forse taluni di Voi avranno già letto le riflessioni che seguono. A me le ha girate un amico romano via WhatsApp. Le ha scritte, così mi vien detto, una psicologa di nome Francesca Morelli sino a ieri a me sconosciuta.

Ciò che scrive è interessante e ne faccio dono a tutti Voi. I tempi attuali sono quelli che sono, le nostre vite e quelle delle persone a cui vogliamo bene stanno sperimentando fastidiose, timorose, pericolose novità a cui adeguarsi è difficile, pesante, fastidioso. Ma è la realtà attuale a cui è d’obbligo partecipare. Ribellarsi è inutile e dannoso ad un tempo per la comunità e per noi stessi. Collaboriamo, quindi, e aiutiamoci l’un l’altro pensando come poter orientare il nostro futuro.

Un abbraccio a Voi tutti. Su con la vita!

 

 

 

 

…..banzai43

EccoVi il testo promesso.

———————-

“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…

In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.

In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con  un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?

In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.

In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?

In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunità, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.

Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.”

(F. MORELLI)

8 Marzo 2020: le donne più che mai sulle barricate

07/03/2020

Ecco un  nuovo 8 Marzo, diverso dai più recenti, simile a quelli dei tanti anni di sofferenza seguiti alla fine della più recente guerra mondiale quando le donne, più che mai, sono state il fulcro della rinascita nazionale, il collante delle famiglie, la voce della speranza.

E nuovamente cosi, oggi, con la serpeggiante paura della malattia sconosciuta, si presenta la donna. Garante dell’unità morale, portatrice di speranza ed armonia, amministratrice saggia dei problemi domestici, ma pure  campionessa nel lavoro dove in nulla è seconda all’uomo che spesso sopravanza.

Riprendendo, da parte mia, quanto riportato da un volantino sindacale, nell’unico giorno dell’anno dichiaratamente ad Essa dedicato, si ricordi la donna e la si celebri, con le parole dell’immortale bardo britannico che ben sapeva, sin da allora, cos’era ed è una donna e cosa essa affronta ogni giorno per starci vicino ed aiutarci a vivere.

.

Per tutte le violenze consumate su di Lei,

per tutte le umiliazioni che ha subito,

per il suo corpo che avete sfruttato,

per la sua intelligenza che avete calpestato,

per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,

per la libertà che le avete negato,

per la bocca che le avete tappato,

per le ali che le avete tagliato

per tutto questo:

in piedi, Signori, davanti ad una Donna.

.

William Shakespeare

dell’amore: Anacreonte

12/01/2020

CRUDELE FABBRO

Crudele Fabbro, Amore mi ha scagliato

l’ascia, di nuovo,

e mi ha tuffato in un torrente gelido.

E io amo e non amo,

e più non so se la mia mente è mia

o non sono più in me.

Anacreonte