Archive for novembre 2016

Fidel o “de la revolucion cubana”

27/11/2016

Fidel Castro 1926 – 2016

Lasciamo sia la storia a trovargli il posto che merita

 

fidel

Adiòs, Jefe

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fidel

Non solo ieri

26/11/2016

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Ieri, 25 novembre, la giornata ha ricordato la violenza sulle donne. La violenza sulle nostre madri. Ed io ho taciuto.

Ne parlo oggi, brevemente. Oggi, poiché ieri ne han parlato tutti. Oggi, perché questa giornata, “dopo”, sia, idealmente, il nuovo grano di un Rosario infinito, del pensiero sulla necessità ad una umana convivenza, della vergogna di chi non ascolta. Un Rosario da tenere NON nelle mani, ma nei cuori, negli animi. 

Donne uccise, donne violate nel corpo e nell’anima, donne tradite, donne con le membra ed il cuore spezzati.omicidio-3

E’ una disumanità incomprensibile che cresce e ci avvolge. Troviamo il coraggio, tutti insieme: uomini e donne, anziani e giovani, ricchi e poveri, di fare fronte comune. Trovare il modo di evitare che un denunciato per stalking aumenti la sua ira fino all’omicidio. Se una donna denuncia, accertata la verità dei fatti (in modo rapido) l’uomo sia messo in condizioni di non nuocere: carcere per lungo tempo e castrazione immediata; e mi vergogno di riconoscere che applicata a questi vigliacchi accetterei anche la condanna capitale e senza ripensamenti. La morte di un violento è certamente meno grave della morte di una donna che in sé porta il miracolo della riproduzione della specie, della rinascita, dell’amore, della speranza.

Tanto potrei aggiungere, ma ho promesso di essere breve.

Per favore, siate gentili con le donne, proteggetele, ricordatele e rispettatele tutti i giorni e non il solo 25 novembre che, tutto sommato, è un  giorno come un altro.

Buona domenica.

a_caneinviaggio

 

 

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..banzai43

 

 

della crudeltà

24/11/2016

demonio

Una diceria crudele corre su ruote, che,

mentre corrono,

sono oliate da tutti.

Ouida, Moths

dalla Grecia: Ghiannis Ritsos

19/11/2016

Teatro antico

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Quando verso mezzogiorno, si trovò al centro del teatro

antico,

lui, giovane greco, privo di sospetto, ma bello quanto

quelli,

lanciò un grido (non d’ammirazione, l’ammirazione 

non la provava affatto, e se anche l’avesse provata

non l’avrebbe certo manifestata), un grido semplice

forse per la gioia incontenibile della sua giovinezza

o per saggiare la sonorità del luogo. Di fronte,

al di sopra dei monti verticali, l’eco rispose –

quest’eco greca che non imita né ripete

ma semplicemente continua a un’altezza smisurata

l’eterno grido di evviva del ditirambo.

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Malessere USA: a proposito di Trump

14/11/2016

Un’amica romana, blogger anch’essa (e di indubbia qualità), discettando su “Born in the U.S.A”, la famosa canzone del “Boss”,  introduceva, sotto traccia, il risultato principale delle recenti elezioni statunitensi: la vittoria di Trump.  Da parte mia, a commento del Suo bel post, scrivevo:

“Trump ?  Staremo a vedere. Direi che la presidenza gli viene dalla paura dei Repubblicani a confrontarsi con Hillary (da loro già datatrump per vincente) che non hanno voluto “bruciare” quelli fra loro migliori; I Democratici, invece, anch’essi certi della vittoria di Hillary ,
hanno azzoppato Sanders che, forte dell’appoggio dei giovani trascinati dalla sua oratoria vibrante e ricca di temi sociali, avrebbe, ragionevolmente potuto vincere.

Così il popolo statunitense s’è beccato Trump. Speriamo bene. Ma molte vignette USA mostrano la Statua della Libertà assai triste.”

Riflettendo ho pensato che è necessario aggiungere qualche cosa riconoscendo, da parte mia, gli errori di valutazione politica riguardo ad una “campagna” che avevo seguito con malcelato interesse.

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La mia cantonata è stata quella di credere alla vittoria della Clinton in Florida. Quando mai! Associando i cubani, là presenti, ai “latinos” spersi in quell’immenso Paese, che in larga misura ai seggi hanno votato la Clinton, ho commesso l’Errore degli errori. Non avevo riflettuto sul fatto che i cubani di Florida, geograficamente a due passi dal Paese dove hanno lasciato l’anima (e spesso grandi interessi e proprietà terriere e immobiliari) avrebbero fatto pagare ad Hillary (democratica) l’apertura di Obama (democratico anch’esso) a nuove relazioni con Cuba. I cubani (gli ancor vivi fra coloro che decenni or sono scapparono dall’isola ed i loro figli e nipoti) non volevano, nei confronti di Cuba alcun riavvicinamento. Erano sicuri che il regime castrista, alla lunga, di fronte alla durezza USA ed all’ormai disinteresse della Russia, sarebbe caduto permettendo a loro di ritornare a L’Avana in pompa magna. Hanno fatto così il gioco di Trump.

Avevo invece azzeccato la debolezza democratica negli Stati industriali (anche se non nella misura accertata), Stati, in passato, a prevalenza democratica. Numerosi di essi, ad urne chiuse, si sono scoperti Repubblicani. I “blue collar” (senza distinzione di pelle) colpiti dalla crisi industriale, senza più un posto di lavoro e nel dubbio di poterne trovare uno a breve termine, avevano cambiato cavallo favorendo Trump nella speranza che le sue promesse (rilancio industriale, dazi nuovi alle importazioni, riapertura delle fabbriche, etc.) non siano parole al vento.

Così gli Stati Uniti d’America si scoprono e si mostrano come un Paese frastornato. Due  metà che non riescono a fare un’unità. Il compito di un Presidente deve essere quello di riunificare la Nazione. Ne sarà in grado Trump ?

Il “sentire” attuale del partito della Clinton e della Clinton stessa non collima con buona parte degli americani e questo a prescindere dal fatto che in Europa Hillary sarebbe stata Presidente perché con più voti individuali ricevuti rispetto a Trump.

Gli è, a mio avviso, che anche il partito Repubblicano non è allineato con i propri elettori. Trump, invece, lo è … con circa la metà del Paese. 

La maggioranza repubblicana a Camera e Senato non è la vittoria del partito Repubblicano. E’ l’esito dell’effetto di trascinamento di Trump a favore del Suo partito. Trump, in altri termini, ha fatto da locomotiva ad un partito che, in larga misura sino a ieri, non l’amava. Gli assicureranno sempre e comunque i voti per governare a modo suo? Saprà Trumps adeguarsi al gioco di squadra?

Quale sarà il “Trump pensiero” nei rapporti internazionali? Chi ne ha seguito la “campagna” crede forse di saperlo, ma si è mai visto un politico che, vinte le elezioni, realizza totalmente le sue promesse? Dubito che Trump sia il primo.

Certo è che creerà tensioni col Messico, riavvicinamento alla Russia (ridisegnando le reciproche sfere d’influenza), minor impegno statunitense in Asia (e la Cina ne trarrà, politicamente, vantaggio) ed in altre zone calde del Pianeta, sfilacciamento con l’Europa già assai provata dalla propria incapacità ad evolversi e pronta ad abbandonare definitivamente il sogno continentale a dispetto dei tanti giovani che ancora lo sognano.

E chissà cos’altro ci si potrà aspettare. Certo, se è vero che quando a Trump chiesero cosa pensasse del Belgio la risposta fu “E’ una bella citta’”, beh permettetemi di non aggiungere altro. Almeno per un po’.

In perfetta amicizia.

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a_caneinviaggio

 

 

 

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..banzai43

della fede degli amanti

13/11/2016

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E’ la fede degli amanti

come l’araba fenice:

che vi sia ciascun lo dice;

dove sia nessun lo sa.

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Se tu sai dov’ha ricetto,

dove muore e torna in vita,

me l’addita, e ti prometto

di serbar la fedeltà.

PIETRO METASTASIO
(Roma 1698 - Vienna 1782)
dal "Demetrio"
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.metastasio2

della Fede

11/11/2016

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Quello che gli uomini domandano di solito a Dio quando pregano è che due e due non facciano quattro.

Anonimo

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Io non ho fede nella Fede … Signore, io manco di fede … Aiutami nella mia mancanza di
fede.

Edward Morgan Foster

Brexit: Gran Bretagna, Europa e Vincenzo Monti

06/11/2016

Di questi tempi si parla molto di Brexit. Della fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Dell’indicazione da parte della Suprema Corte Londinese del Parlamento e non del Governo di Sua Maestà, quale Organo decisore ultimo circa tempi e modalità della separazione. Si tocca con mano il fastidio e l’irritazionevincenzo-monti di molti Governi. Di quello tedesco in particolare. Storico è l’odio-amore dei francesi per i dirimpettai inglesi. E l’Italia?

Non so bene quali siano, se ve ne sono, precedenti storici di antipatia fra britannici ed italiani. Certo è che qualche cosa deve esserci o, quanto meno esserci stato per il “nostro” Vincenzo Monti se, in un passato poco prossimo (siamo nel 1802) ebbe a scrivere:

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All’Inghilterra

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Luce ti nieghi il sole, erba la terra.

Malvagia che dall’alga e dallo scoglio

Per la via de’ latron salisti al soglio

E con l’arma di Giuda esci alla guerra.

Fucina di delitti, in cui si serra

Tutto d’Europa il danno ed il cordoglio,

Tempo verrà che abbasserai l’orgoglio

Se stanco alfin pur Dio non ti sotterra.

La man che tempra dei Latini il fato

Ti scomporrà le trecce, e fia che chiuda

Questo di sangue umano empio mercato.

Pace avrà il mondo, e tu, feroce e cruda

Nel mar tiranno, all’amo abbandonato

Farai ritorno, pescatrice, ignuda.

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Azincourt 1415: inglesi e francesi per il regno di Francia

03/11/2016

Azincourt domani: 601 anni dopo. Anniversario di una battaglia leggendaria

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Era il 25 ottobre 1415 (4 novembre secondo l’attuale calendario gregoriano), un’umida giornata senza sole dopo giorni di pioggia intensa. Sull’altipiano di Azincourt si fronteggiavano inglesi e francesi per combattere una battaglia che sarebbe entrata nella leggenda prima che nei libri di storia e attraverso Shakespeare nell’imperitura memoria delle genti.

Enrico V re d’Inghilterra, alla testa di un esercito piccolo, ma ben equipaggiato, era salpato da Southampton ed approdato in Francia per rivendicarne il trono detenuto da Carlo VI. Intenzione degli inglesi era impossessarsi rapidamente della città di Harfleur, porto normanno (ora assorbito dalla città di Le Havre) per poi marciare verso l’interno. Ma le cose andarono diversamente. La città cadde dopo una strenua resistenza capeggiata da Raoul de Gauncourt e l’esercito inglese, già provato dalle fatiche dell’assedio, venne decimato da un’improvvida epidemia di colera.

Re Enrico allora, dopo aver lasciato ad Harfleur un presidio (che indebolì il suo esercito) decise di marciare verso Calais. Per giungervi erano previsti  8 giorni di marcia e l’attraversamento del fiume Somme. Ma i guadi erano presidiati dai Francesi ed Enrico moltiplicò i giorni di marcia alla ricerca di un nuovo passaggio, spingendosi all’interno e molto assottigliando le scorte di cibo. Quando il nuovo guado fu trovato, i francesi erano già arrivati con un esercito ancor più forte che in precedenza e, di fatto, avevano preso i trappola gli inglesi.

Sul campo, secondo stime attendibili, 30 mila francesi fronteggiavano 6000 inglesi (5000 dei quali arcieri, gallesi ed inglesi). Re Enrico decise di avanzare, i francesi di attaccare.

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Il terreno non poteva essere peggiore. Arato profondamente per la semina invernale del frumento e reso fangoso  dalle piogge, rendeva difficile il muoversi a uomini d’armi, pesantemente armati e protetti da corazza e da cavalieri su animali protetti anch’essi da piastre metalliche.

Erano circa le 11 del mattino; tre o quattro ore dopo era tutto finito.

La prima carica della cavalleria francese venne fermata da un nugolo di frecce e da pali, a doppia punta, infissi di sbieco nel terreno. Fu una carneficina. La seconda e terza carica francese fu fatta da uomini stanchi, semi accecati dalle celate degli elmi calate, intralciati dal terreno scivoloso, dal fango e dai morti della prima carica che ostacolavano il passaggio.

Gli inglesi, rispetto ai francesi, combattevano con maggiore velocità di movimento, in spazi maggiori; uccidevano senza pietà isolando singoli francesi in difficoltà, assalendoli in due o tre. Gli arcieri inglesi ebbero grandi meriti nella vittoria. Esaurite le frecce abbandonarono gli archi e parteciparono al massacro armati di corte alabarde, spade e mazzuoli.

azincourt-5Nella battaglia, fra i francesi, persero la vita 4000/5000 uomini d’arme, 1500 cavalieri ed il fior fiore della nobiltà, forse 98 nobili; fra essi i duchi di Alencon, di Bar, di Brabante, l’arcivescovo di Sens. Fra i prigionieri:  il duca d’Orléans, il duca di Borbone e Boucicault, Connestabile di Francia.

Gli inglesi ebbero perdite molto ridotte: circa 200. Fra queste il duca di York e il conte di Suffolk.

Enrico V, il re, combattè in prima linea con gran coraggio e salvò la vita al fratello Onfredo, ferito, duca di Gloucester.

Una fase della battaglia vide un’incursione francese contro le salmerie inglesi. Re Enrico, il cui esercito aveva già fatto molti prigionieri, guardati a vista nelle retrovie, temette che in un imminente contrattacco francese i prigionieri potessero prendere il sopravvento  sulle guardie. Ne decise allora la morte affidando agli arcieri le esecuzioni.

E’ la pagina nera della battaglia. Una decisione esecrabile, ma giustificata da un presunto nuovo scontro che avrebbe messo gli inglesi in grave pericolo e fors’anche modificato la sorte della battaglia.

La limpida vittoria di così pochi contro così tanti trasformò il fatto d’arme in un evento leggendario. Era il giorno di San Crispino e di San Crispiniano. Giornata di gloria, indimenticabile per gli inglesi. Giornata indimenticabile pure per i francesi, tragicamente indimenticabile, che la ricordano come “la malheureuse   journée”.

Concludo il post offrendovi, dall’Enrico V di Shakespeare,  uno stralcio del IV atto dove Re Enrico, prima dell’imminente battaglia, conversa con il conte di Westmoreland e dice:

“… In nome di Dio ti prego non augurarti che abbiamo un sol uomo di più. Per Giove! non sono avido di denaro, né mi curo di vedere chi mangia a mie spese; e non mi addoloro se altri porta i miei abiti: Tali cose esteriori non sono nei miei desideri: ma se è un peccato essere avido di onore, allora sono l’anima più peccatrice di questo mondo. No, cugino mio non augurarti  neanche un solo soldato che ci venga dall’Inghilterra.shakespeare Alla pace di Dio! Non vorrei perdere quel tanto d’onore che un sol uomo in più potrebbe condividere con me, neanche se andasse di mezzo la salvezza dell’anima mia. Oh! non desiderarne neanche uno; e, piuttosto, Westmoreland, fa’ proclamare in tutto l’esercito che chi non si sente l’animo di combattere se ne vada; gli daremo il passaporto e gli metteremo in borsa i denari per il viaggio. Non vorremmo morire con alcuno che temesse di esserci compagno nella morte. Oggi è la festa dei Santi Crispino e Crispiniano: chi sopravviverà e tornerà a casa, si leverà in punta di piedi e si farà più grande al nome di San Crispiniano. Chi non morirà oggi e vivrà fino alla vecchiaia, ogni anno, la vigilia, conviterà i vicini e dirà: “Domani è San Crispiniano”: poi tirerà su la manica e mostrerà le cicatrici e dirà: “Queste ferite le ebbi il giorno di San Crispino”. I vecchi dimenticano: egli dimenticherà tutto come gli altri, ma ricorderà le sue gesta di quel giorno … e fors’anche un pochino di più. E allora i nostri nomi, che saranno termini familiari in bocca sua, re Enrico, Bedford e Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester, saranno ricordati di nuovo in mezzo ai bicchieri traboccanti: questa storia il buon uomo insegnerà a suo figlio. E sino alla fine del mondo il giorno di San Crispino e San Crispiniano non passerà senza che vengano menzionati i nostri nomi. Felici noi, noi pochi, schiera di fratelli; poiché chi oggi spargerà il suo sangue con me sarà mio fratello, e per quanto bassa sia la sua condizione questo giorno la nobiliterà: molti gentiluomini che dormono ora nei loro letti in Inghilterra malediranno se stessi per non essere stati qui oggi, e non parrà loro neanche di essere uomini quando parleranno con chi avrà combattuto con noi il giorno di S Crispino.” 

Morta Tina Anselmi

01/11/2016

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A 89 anni, nella sua casa di Castelfranco veneto, è morta Tina Anselmi, “Gabriella” per la Resistenza.

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Onore a Lei, staffetta partigiana, parlamentare, prima donna ministro della Repubblica italiana, impegnata per la legalità e per il bene comune.

E’ un altro pezzo di storia patria che se ne va, un’altra irrimediabile perdita per la nostra travagliata Repubblica.

A Lei il mio grazie da semplice cittadino.

a_caneinviaggio

 

 

 

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