Non si gode a possedere qualche cosa senza compagnia.
Erasmo da Rotterdam ..
Erasmo da Rotterdam ..
Maggiore libertà genera il desiderio d’una libertà ancora maggiore; la fame s’accresce di più con le provviste.
In un’antica stampa de ‘l Durero
va contro maghi e draghi a la battaglia
tutto chiuso ne l’arme un Cavaliero
su ‘l gran cavallo coperto di scaglia:
a ‘ l fianco l’accompagna da scudiero
la Morte senza piastra e senza maglia,
dietro la segue da valletto il nero
Peccato; e fosca innanzi è la boscaglia.
Io così, nuovamente a la conquista
de l’Arte e de l’Amor, salgo la vita;
ma il mio bieco scudier non mi rattrista,
ma il valletto ridendo alto m’incita
ed incanto non v’ha che mi resista,
poi che già in groppa, o Bella, io t’ho rapita.
.
.
.
Sono ormai ultrasettantenne, un’età veneranda secondo alcuni e, fatto salvo qualche piccolo acciacco, in buona salute.
Non così la Nazione, la nostra l’Italia, nonostante lo sforzo di alcuni e le critiche di molti. Per limitarci solo all’autostima accade che stranieri abbiano di noi maggior stima di quanto gli italiani stimino sé stessi. Ancorché brutto da dire è che noi, parole a parte, non sembriamo essere pieni d’amor patrio. O quanto meno, questo appare se parliamo dei simboli nazionali, uno in particolare: la bandiera, il tricolore italiano.
Per lavoro e/o per diletto ho visitato numerosi Paesi, in Europa e non. E, come credo accada ad ogni viaggiatore, ho sempre fatto confronti fra la mia patria e le altrui nazioni cercando di cogliere fra le persone che incontravo anche il sentimento di appartenenza alla comunità, alla sua storia, alle sue aspirazioni verso il futuro.
La bandiera non sempre rappresenta lo Stato come avviene in Italia (negli USA, ad esempio non è così), ma ovunque che io ricordi, le città principali, ma anche piccoli centri, erano un tripudio di bandiere e non solo alzate su luoghi pubblici e sempre, dico sempre, pulite, integre, vivide nei colori. Un piacere guardarle.
In Italia, invece, pochi i tricolori. Sovente sporchi, stinti e presenti, quando ci sono, per ingentilire (si fa per dire) solo palazzi pubblici: caserme (non sempre), case comunali (con la bandiera regionale assai meglio tenuta), scuole, ogni tanto, ed in pochi altri luoghi.
Ma quello che m’addolora non è il fatto che vi siano poche bandiere, ma che siano trascurate così come una moglie disamorata non tiene più in ordine la casa, fatica a cucinare, non stira più con accuratezza le camice, o come quell’uomo che s’attarda in ufficio perché, da tempo, torna a casa con fastidio, non rispetta più la moglie, i figli sono divenuti un peso, un fastidio.
Ecco, bandiere malmesse sono per me indice d’un amor patrio che se ne va o, peggio, che non c’è mai stato. Al momento ci salva il gran cuore del singolo italiano pronto a dare che, fortunatamente, ancora ci sorregge e si fa sentire nei momenti delle tragedie (terremoti ad esempio). Meglio che niente, ma è poco.
Sogno un tempo a venire quando, anche in Italia, tanti tricolori (in compagnia della bandiera europea), sempre ben tenuti, indicheranno che l’Italia è, finalmente, piena di italiani che intendono dimostrare di essere tali.
W il tricolore, viva gli italiani, viva il bel Paese.
banzai43
Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che altissima allegria:
vivere nei pronomi!
Getta via i vestiti,
i connotati, i ritratti;
non ti voglio così,
travestita da altra,
figlia sempre di qualcosa.
ti voglio libera, pura,
irriducibile: tu.
E quando mi chiederai
chi è che ti chiama,
che ti vuole sua,
sotterrerò i nomi,
le pergamene, la storia.
comincerò a distruggere quanto
m’hanno gettato addosso
da prima ancora ch’io nascessi.
E ritornato ormai
all’eterno anonimato
del nudo, della pietra, del mondo,
ti dirò:
“Io ti voglio, sono io“.
Gli uomini, degni di rimanere tali, se li sfugge la prosperità, non si abbandonano a se stessi; e sanno, un giorno o l’altro, trionfare sul destino avverso.
Stéphane Mallarmé
RACCONTI INDIANI " Nala e Damayanti"