Molti, in mare, i fuggitivi d’una sorte avversa. Scappar per fame, paura, vessazioni, odio, barbarie, persecuzioni. E morire d’un tratto tra i marosi, con la salvezza a tiro, col sapore del sale che s’avventa, in gola, a soffocare la speranza. Morire così, solo fra tanti “ultimi come Te”, pensando alla casa lontana, alla famiglia lasciata, alla tua vita che va …
D’un tratto ho ricordato d’aver letto, molti anni or sono, una poesia. L’ho ricercata. L’ho trovata. La propongo alla lettura degli amici e di tutti i lettori consueti ed occasionali, con il mio augurio di Buona Domenica e di buon inizio di settimana.
banzai43

AI DIOSCURI
Lasciate l’olimpo,
audaci figli di Zeus e di Leda,
e con animo a noi propizio apparite,
o Castore e Polluce,
che la terra e i mari
correte su rapidi cavalli.
A voi è facile salvare i naviganti
da pietosa morte, saltando da lontano
sull’alto delle navi folte di rematori:
girando luminosi nell’avversa
notte intorno alle gomene, portate
luce alla nave nera.
… (Salvatore Quasimodo)