” … scendeva dal sonno, dal malumore della veglia, dalla tazza di caffè
dilavato che sua madre gli aveva preparato. Ma veniva anche, la sensazione, propriamente dal sangue che vicino a lei gli si accendeva; e piu’ il suo giudizio si faceva su di lei affilato e spietato, a coglierne lo squallore umano, a intravederne la perversità, piu’ l’abbondante grazia del corpo, il volto in cui le labbra disegnavano broncio ed offerta, la massa dei capelli, il profumo che appena velava un afrore di letto, di sonno, suscitavano in lui un desiderio doloroso, fisicamente doloroso.”
Leonardo Sciascia, A ciascuno il suo
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This entry was posted on 23/09/2012 at 20:28 and is filed under Stralci di prosa. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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